Storia: Johann Friedrich Dieffenbach

Johann Friedrich Dieffenbach padre berlinese della chirurgia estetica moderna. A ricorrere al chirurgo, abbiamo visto, era soprattutto chi desiderava ricostruire una parte del proprio corpo o viso deturpata da eventi tragici o infamanti. La grande forza dell’opinione pubblica spinse nel tempo i pazienti a sperimentare tecniche improvvisate, malsane, rocambolesche e assai dolorose pur di non essere additati a causa del riconoscimento pubblico di malattie come la sifilide. Esemplare è la frase del chirurgo berlinese Johann Friedrich Dieffenbach (1794-1847) che nel 1834 scrisse che “… un uomo senza naso (suscita) orrore e disgusto e la gente tende a giudicare la sua deformità come una giusta punizione per i suoi peccati. È strana questa distinzione delle malattie, e ancor più delle loro conseguenze, in riprovevoli e irreprensibili… Come se tutta la gente con il naso fosse senza colpa! Nessuno si chiede mai se la perdita del naso sia dovuta alla caduta di una trave, o se sia avvenuta a causa della scrofola o della sifilide”.

 

La ricostruzione del naso: un intervento alla…psiche

Johann Friedrich Dieffenbach fu un personaggio centrale della chirurgia facciale del XIX secolo, tanto da essere riconosciuto come uno dei padri fondatori della moderna chirurgia estetica e ricostruttiva.

L’attenzione alla ricostruzione del naso sifilitico lo portò a sperimentare la tecnica di von Klein, con l’inserimento di un dorso d’oro, ma la sua narrazione riporta la storia di un fallimento, terminata con la rimozione della inusuale protesi.

Gli studi e gli esperimenti di Dieffenbach vertono sui diversi metodi per ricostruire in particolare parti del viso, in modo da rendere più umano l’aspetto di pazienti fortemente mutilati.

Non previde di rimuovere ogni traccia della malattia o della cura, perché sarebbero comunque rimaste cicatrici visibili a mettere in guardia le persone sane dall’involontario contatto con portatori di malattie veneree. Ma almeno isolamento e sofferenza estrema dei sifilitici si sarebbero ridotti.

Come la quasi totalità dei chirurghi dell’epoca e precedenti, anche Dieffenbach non riporta l’impatto psicologico della chirurgia ricostruttiva sui pazienti, ma nei suoi scritti riporta un particolare evento, l’incontro con una diciottenne polacca il cui volto era il più orribile che avesse mai visto: “Tremavo, perché mi stava innanzi la testa di un morto, talmente distrutta che non ne avevo mai vista alcuna su un corpo vivente”; il volto era stato spazzato via dalla scrofola. Egli iniziò la ricostruzione del naso usando l’innesto di un lembo tratto dalla parte superiore del braccio, secondo le pratiche del Tagliacozzi. Nei sei mesi successivi seguitò ad eseguire correzioni, fino a modellare un dopo il riuscito trapianto, effettuò per sei mesi dei piccoli trattamenti correttivi per modellare il naso. Il successo dell’intervento diede una nuova vita a quest’infelicissima fanciulla, che poté coraggiosamente tornare tra la gente, visitare il teatro con fiori tra i capelli, e lasciare Berlino con il cuore in festa.

Motivo della grande popolarità del chirurgo non fu solo legata alle evidenti capacità tecniche, ma alle procedure impiegate. Interventi simili erano riportati anche da altri, ma gli esiti erano praticamente sempre fatali a causa delle infezioni. Perciò, anche se tecnicamente l’intervento risultava ben compiuto, il paziente moriva di setticemia, come nel caso riportato da Jacques Lisfranc nel 1828, che impiegò il lembo cutaneo frontale per ricostruire un naso distrutto. L’esito dell’intervento portò alla morte del paziente dopo 13 giorni.

 

La svolta della chirurgia estetica

La maggiore particolarità di questi casi riportati dalla storia è che avvennero prima dell’avvento dell’anestesia e degli antisettici. Sono inimmaginabili le condizioni in cui si svolsero, sia a livello tecnico, con strumenti rudimentali, che igienico, esponendo il paziente a dolori atroci e rischi estremi. Eppure non mancò mai chi vi si sottopose, fatto notevole, indice dell’insopportabile peso dato da un difetto così stimmatizzante in pieno viso.

Perciò la possibilità di fare chirurgia senza dolore cambiò radicalmente la natura stessa degli interventi. Da correttivi e ricostruttivi progressivamente diventano qualcosa dettato dalla vanità, più che dalla necessità, aprendo le porte ad una chirurgia estetica dai criteri più simili a quelli di oggi.

Il cambiamento di rotta delle tecniche ricostruttive impiego oltre quarant’anni e il primo passo, dopo l’era della ricostruzione anatomica, fu verso metodiche richieste per ringiovanire, poi per nascondere l’origine etnica e infine per cambiare il sesso.